Nei primi tempi della pandemia, navigando sul web, ci si poteva imbattere nel video sconcertante di una ragazza orientale che mangiava nel suo piatto un pipistrello vivo. Sicuramente non sarà stata lei, in persona, ad aver provocato lo spillover, il salto di specie compiuto dal virus dagli animali agli esseri umani. Ma sicuramente può essere un esempio, forse il più immediato per la sua ripugnanza, del corto circuito naturale che si è venuto a creare tra umani e non-umani. Il virus, si è detto, è stato veicolato in wet market cinesi, letteralmente mercati dell’umido, dove per umido si intendono le secrezioni di animali – anche selvatici e domestici – che vengono macellati al momento, come garanzia di freschezza. Mercati dell’orrore, dove si assiste alla totale sopraffazione da parte dell’umano-forte su animali-deboli, una prevaricazione profanante e dissacratoria figlia della concezione antropocentrica del Creato, dell’Uomo in posizione privilegiata nella Natura, modellata a suo favore con deforestazioni e urbanizzazioni dell’ambiente. Atti che sottraggono habitat naturali agli animali selvatici, costretti per sopravvivere ad avvicinarsi agli animali da allevamento, questi ultimi in genere immunodepressi dai medicinali. Ma rientrano nelle pratiche di dominio anche i nostri allevamenti intensivi, lager per esseri viventi resi macchine produttive. Un processo di reificazione del mondo animale considerato cosa, oggetto al nostro servizio. Galline nate per produrre uova e poi carne, ridotte in spazi della misura di un foglio A4, vitelli imbottiti di farmaci costretti all’immobilismo assoluto, mucche in gabbie anguste con perenni tiralatte attaccati.
Di recente ho ripercorso il pensiero di Baruch Spinoza su Dio e la Natura. Filosofia che contribuì a inserirlo nei pensatori eretici, in buona compagnia nel suo periodo storico. La sua era una visione panteistica della Natura, seppure non abbia mai utilizzato questo termine, ovvero parlava di un Dio-sostanza, unica e infinita presente in ogni cosa della Natura. Una vista orizzontale dell’Essere supremo e di conseguenza dell’Uomo che perde la sua posizione verticistica in quanto legato anche lui, alle leggi universali. Tra un uomo e un insetto, per il filosofo, non ci sono differenze, in quanto nessuno dei due esseri sfugge alle leggi di natura. Questa visione non era pacificante, anzi. La Natura era considerata in perenne movimento alla ricerca di sempre nuovi equilibri. Ogni essere vivente, secondo una concezione utilitaristica, tende all’autoconservazione, è portato a consumare il mondo che lo circonda, a mangiare, a utilizzarlo e quindi a distruggerlo. Questo consumo esprime il perenne conflitto tra gli abitanti del Creato, ed è espressione dell’ordine naturale, ma solo in quanto ne rispetta le leggi. Noi abbiamo stravolto queste leggi. Ora, non vorrei riportare il virus a un ragionamento filosofico sullo squilibrio Uomo -Natura, pensiero pericolosamente vicino alla punizione divina. Noi, umani privilegiati, colpevoli o no, da questo contagio ne usciremo. Ma quando addenteremo la nostra fettina liberatoria, chiediamoci a costo di quali sofferenze ci stiamo nutrendo.
Valeria Giannone