In tempi di emergenza potrebbe apparire finanche irrispettoso parlare di sport, figuriamoci di calcio, di campioni e di gol. Eppure in queste settimane – nel pieno del sacrosanto stop di ogni disciplina e di tutti i campionati professionistici – il dibattito è tutt’altro che fermo. Oscilla tra il realismo di chi ha già dato appuntamento direttamente alla prossima stagione (lo sanno bene i tifosi dell’Happy Casa) e la positività di chi cerca – fino all’ultimo – di ripartire e concludere i campionati, come sperano molti appassionati di calcio.
Ma c’è poi un altro aspetto, che riguarda soprattutto «il pallone» e che, intrecciandosi con queste settimane di quarantena, assume una connotazione più romantica. È il calcio del passato, dei campioni di ieri che – in una fase oggettivamente stanca del nostro sport nazionale – ritornano a solcare i campi dei ricordi, e spopolano in tv e sui social network. Sono numerosissimi, infatti, gli speciali, le repliche dei grandi match sui canali sportivi, così come le dirette tra i giocatori del passato, molti dei quali protagonisti della seria A degli anni Novanta e inizi Duemila.
I loro nomi e le loro gesta risuonano ancora nella nostra testa: campioni come Javier Zanetti, Alessandro Del Piero, Roberto Baggio, che proprio in questa settimana di metà maggio, in anni diversi, giocavano le loro ultime partite. Al «Divin codino» Sky ha dedicato uno speciale molto interessante, in cui racconta il passaggio dalla Fiorentina alla Juventus nel 1990. Una cessione che divenne un vero e proprio caso nazionale e che arrivò a poche settimane dal Mondiale italiano, dove Baggio – per dirla con Eduardo Galeano – avanzava scacciando la gente in un elegante andirivieni.
Proprio le avventure mondiali degli azzurri hanno caratterizzato la programmazione dei canali sportivi. Qualche sera fa mi sono imbattuto nella famosa, e sofferta, partita Italia-Brasile del 1994. Il compianto Gianni Mura la definì una finale che «da partita del secolo si riduce a una serie di vorrei ma non posso, di slanci frenati, di errori dovuti all’annebbiamento da fatica». A me più che le lacrime di Baresi e la sfortunata lotteria dei rigori, mi ha impressionato la forza fisica dei giocatori, comunque lottatori inesauribili, soprattutto sulle fasce, dove brillava anche il «nostro» Antonio Benarrivo.
Tra i grandi protagonisti di queste settimane, poi, ci sono i campioni del 2006, insieme a tutta quella generazione – forse l’ultima – di grandi artisti del pallone. Le video dirette su Instagram tra Totti e Vieri, gli aneddoti di Ronaldo e Toni, le risate di Cassano e Di Biagio hanno strappato un sorriso a giovani e meno giovani. Facendo emergere, peraltro, tutta quella insolita spontaneità, lontana dagli schemi rigidi della comunicazione, dalle interviste piatte dei calciatori di oggi, senza telecamere, agenti e opinionisti a fare da filtro.
Il calcio protagonista ma non giocato si aggiungerà certamente ai lunghi e singolari ricordi di questo periodo di quarantena. Se, come cantava Cesare Cremonini, da quando Baggio non gioca più probabilmente non è più domenica, anche senza calcio – e senza sport – questa sembra non esser più la primavera all’italiana, con le partite in serale per il troppo caldo, il toto-formazione per gli Europei, e la corsa Scudetto. Tutto rimandato.
Andrea Lezzi
Coronavirus e sport: senza calcio non è più domenica
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