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Brindisi: il diario dei riti della Settimana Santa, tra fede e cultura

Con la celebrazione della Domenica delle Palme, che commemora l’ingresso di Gesù Cristo a Gerusalemme, e con la Via Crucis nel porto, giunta alla quarta edizione, la città di Brindisi è entrata nel vivo dei riti della Settimana Santa.
I cosiddetti «Sepolcri» del Giovedì Santo, tanto cari ai brindisini, sono solo uno degli appuntamenti in calendario per la Settimana Santa, che include celebrazioni non meno coinvolgenti e suggestive, tanto sul piano liturgico quanto su quello culturale, che proverò ora a descrivere.
Il Mercoledì Santo (27 marzo) si svolge in cattedrale la Messa crismale, presieduta dall’Arcivescovo e così chiamata perché vengono consacrati gli olii santi – e tra questi il sacro Crisma – utilizzati nel corso dell’intero anno liturgico. Oltre al sacro Crisma, necessario per impartire i sacramenti del battesimo, della cresima e dell’ordine sacro del diaconato, del presbiterato e dell’episcopato, vengono consacrati l’olio dei catecumeni, utilizzato nei riti preparatori al battesimo, e l’olio degli infermi, che dona conforto, pace, coraggio e perdono ai sofferenti. In questa celebrazione i sacerdoti rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione.

Centro dell’intero anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culmina nella Domenica di Pasqua il 31 marzo. La Messa del Giovedì Santo (28 marzo) fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia nell’ultima cena. Il Vangelo presenta la figura di Cristo che, pur essendo il Figlio di Dio, lava i piedi agli apostoli per sollecitarli alla carità fraterna: «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Gv 13,14-15).

Nel corso della celebrazione, che in cattedrale si svolge alle ore 18.30, è previsto il suggestivo rito della lavanda dei piedi, durante il quale l’Arcivescovo si cinge di un asciugatoio per lavare, e successivamente baciare, i piedi di dodici fedeli che rappresentano gli apostoli. Al termine della Messa, l’Eucaristia è portata in processione all’altare della reposizione, per essere adorata e utilizzata per la comunione del Venerdì Santo. La tradizione vuole che l’altare della reposizione, chiamato impropriamente «sepolcro» (il Signore, infatti, muore di Venerdì Santo), sia addobbato in forma solenne, con composizioni floreali e simboli. L’adorazione eucaristica notturna, che in cattedrale si svolge a partire dalle ore 22.00, è un toccante momento di preghiera in compagnia del Signore arrestato, processato e condannato a morte.

Il Venerdì Santo (29 marzo) è il giorno dell’amorosa contemplazione del sacrificio di Gesù. La celebrazione in cattedrale inizia alle ore 18.30. L’altare è spoglio. Centrali sono la proclamazione del Vangelo della Passione del Signore secondo Giovanni e l’adorazione della croce. Per il cristiano la croce è il simbolo della vittoria di Cristo sul peccato e la morte, del suo amore donato in riscatto dell’umanità: «Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). La liturgia prosegue con la comunione mediante le particole consacrate il giorno prima. Alle ore 20.30, la tradizione prevede una suggestiva processione con destinazione il Calvario. Quest’anno il simulacro del Cristo morto si muove dalla chiesa del Cristo, l’Addolorata dalla chiesa di San Paolo Eremita e la croce con i simboli della Passione dalla chiesa dell’Annunziata. Al Calvario l’Arcivescovo tiene una meditazione, quindi la processione si conclude in cattedrale.

Il Sabato Santo (30 marzo) è il giorno del silenzio, della sosta presso il sepolcro del Signore e della trepidante attesa della resurrezione. Alle ore 21.30 in cattedrale l’Arcivescovo presiede la Veglia pasquale nella Notte Santa, che sant’Agostino chiama «la madre di tutte le veglie». Il vegliare acquista, con la lettura dei testi scritturistici, il valore simbolico di attesa della venuta del Signore. Il simbolismo è manifesto nel trionfo della luce sulle tenebre, che sottende il passaggio di Cristo dalla morte alla vita, e nella centralità dell’acqua e del canto dell’Alleluia. La Veglia ha inizio al buio nell’atrio della cattedrale con la benedizione del fuoco nuovo e l’accensione del cero pasquale, che rappresenta Cristo. Quando il cero pasquale raggiunge il presbiterio al canto del Lumen Christi, ciascun fedele attinge dal cero la luce per la propria candela e l’oscurità lentamente si dirada. Fanno seguito la liturgia della parola, la liturgia battesimale e la liturgia eucaristica.
Nella domenica di Pasqua (31 marzo) alle ore 8.00 ha luogo nella chiesa di San Paolo Eremita la tradizionale Messa della cosiddetta «Matonna fuci fuci», con il simulacro della Vergine che corre incontro al figlio risorto, mentre alle ore 10.00 in cattedrale si svolge la santa Messa pontificale presieduta dall’Arcivescovo.
Auguri di una santa Pasqua di resurrezione,
Teodoro De Giorgio – Storico dell’arte (Agenda Brindisi 29 marzo 2024)

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