Autore: IN EVIDENZA Vita Cittadina

Brindisi: la pista ciclabile dei ritardi e della discordia … Quarta vs Quarta

Più volte, all’interno di questa rubrica, abbiamo evidenziato l’operosità con la quale la precedente Amministrazione si è impegnata per dotare la città di una rete capillare di piste ciclabili, elogiando l’impegno e la costanza con cui si è cercato di intercettare bandi e risorse ad hoc, come mai avvenuto in passato. Si tratta di un approccio in linea con quanto sta avvenendo in molti centri urbani medio-grandi, dove le soluzioni di mobilità leggera, sostenibile e condivisa sono sempre più ricercate dalle Amministrazioni locali.
Fatta questa doverosa premessa, ribadita la necessità di accrescere gli spazi destinati alla mobilità dolce – così come le preferenziali per i mezzi di trasporto pubblico -, non possiamo che evidenziare quanto sia oramai insostenibile la situazione determinatasi in viale Aldo Moro e viale Palmiro Togliatti.
Come è noto, le due arterie, tra le più importanti e trafficate della città, da troppo tempo sono bloccate da un progetto che definire impattante sarebbe perfino benevolo. I cantieri della ciclabile, oramai fermi, sono diventati piccoli immondezzai, oltre che pericolosi per chi li attraversa e – soprattutto – ingombranti per il traffico veicolare, molto ingombranti. Da settimane residenti, commercianti, pendolari, patiscono il passaggio su questa grande arteria cittadina, con conseguenti disagi per il trasporto pubblico e privato. Ma anche con il rischio concreto di intasare mezzi di soccorso in fase di emergenza, molti dei quali diretti al «Perrino», e con essi i tanti bus scolastici che raggiungono i plessi presenti in zona.
Il cantiere ad oggi è bloccato: la nuova Amministrazione ha proceduto alla rescissione del contratto con la ditta vincitrice dell’appalto, essendo oramai saltati del tutto i termini per la consegna, previsti – pensate un po’ – per febbraio 2023 e apparendo evidenti alcune difformità nell’esecuzione rispetto a quanto stabilito dal capitolato d’appalto.

Vi è dunque un aspetto, di metodo, legato al colossale ritardo e alla discutibile esecuzione dei lavori e un altro, di merito, relativo all’utilità stessa di un progetto così concepito. Un progetto che, secondo quanto stabilito dal PUMS, prevede il restringimento della carreggiata, una fila di parcheggi a raso, una sola corsia carrabile per senso di marcia e, accanto ai cordoli spartitraffico – caratterizzati dalla presenza di grandi alberi – una doppia ciclabile monodirezionale. Quest’ultima, presente sulla parte centrale del viale, e non ai lati della carreggiata, accanto ai marciapiedi, come siamo abituati a vedere in quasi tutte le ciclabili presenti in altre città.
Ora, è evidente che in qualche modo bisogna uscire da questa impasse. «Quer pasticciaccio brutto de Viale Aldo Moro», e non di Via Merulana – ci perdoni Carlo Emilio Gadda per aver parafrasato il titolo di una sua grande opera – rischia non solo di continuare a creare quotidiani disagi ai brindisini ma anche di provocare agitazioni nella maggioranza di centrodestra. Differenti, difatti, sono le posizioni emerse in questi giorni riguardo la possibile soluzione.
Da una parte l’approccio dell’assessore Gianluca Quarta (che già dai banchi dell’opposizione, in passato, aveva avversato il progetto) che appare votato alla prudenza: a valutare, cioè, le conseguenze economiche, tecniche e giuridiche di una eventuale modifica, o addirittura dell’abbandono dell’intero progetto. Scelte, quest’ultime, che per l’esponente della Giunta Marchionna potrebbero perfino presentare profili di danno erariale.

Più tranchant, invece, appare la posizione di altri esponenti della maggioranza, tra cui l’omonimo Quarta – questa volta Roberto, consigliere di FdI – che vedono nell’annullamento del progetto e il ritorno alla situazione originaria la via d’uscita più semplice e adeguata. E questo perché – sostiene il consigliere Quarta – basterebbe quantificare l’importo dei lavori svolti – nel tratto interessato e non per tutto il progetto che invece ha un importo totale di 338.000 euro – per comprendere che si tratta di poche migliaia di euro. A questo si aggiungono due ulteriori elementi: la verifica dell’applicazione dello strumento della penale che – in caso di non completamento dei lavori – ammonta a 333 euro al giorno, che potrebbe far rientrare risorse significative, e l’eventuale utilizzo della garanzia fideiussoria per inadempimento contrattuale, che ammonta a circa 70.000 euro.
E ancora, siamo sicuri – si chiedono in molti – che la modifica del progetto, ad esempio accentrando ancor più le due piste, con conseguente traslazione dei pali della luce, non comporti ulteriori spese? Raffigurando, queste sì, il rischio di danno erariale per i cittadini? Quando – sempre previa verifica – forse ristabilendo la situazione originaria si spenderebbe molto meno? Sono dubbi che evidentemente vanno chiariti.
Di certo, il progetto della ciclabile tra Commenda, Sant’Angelo e Santa Chiara non può scomparire, ma forse sarebbe il caso di vagliare qualsiasi percorso utile a una soluzione definitiva e virtuosa per residenti, ciclisti e commercianti. Non sarà semplice.

Andrea Lezzi (Rubrica BRINDISI VISTA DA ROMA – Agenda Brindisi 17 novemebre 2023)

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