12 novembre 2002. Sono passati vent’anni dalla inaugurazione del Nuovo Teatro Verdi. Brindisi si riappropriava del suo teatro dopo l’abbattimento del vecchio Verdi nella primavera del 1960. La città lo aveva atteso 36 anni, tanti erano trascorsi dalla posa della prima pietra di quella struttura che si stagliava dalle memorie romane di Brindisi con un progetto avveniristico realizzato da Enrico Nespega. Una netta discontinuità, un ponte declinato in cultura tra passato e futuro, come a non accorgersi di un salto temporale di oltre duemila anni. E in una regione nella quale i luoghi per lo spettacolo chiudevano o, ancor peggio, erano lasciati al peggior destino dell’abbandono, Brindisi sollevava il sipario sulla sua storia del Novecento e presentava al mondo una struttura ambiziosa, per forma e dimensione. Un teatro con le radici nella storia, come deve essere per qualsiasi segno culturale orientato al senso e all’immaginario comuni. Un percorso travagliato, tante intraprese individuali e condivise per rompere il diaframma tra la città e il suo palcoscenico massimo, a rompere un silenzio che 42 anni prima aveva ricoperto l’ultima pietra sui frantumi del Teatro Verdi. L’occasione era tra quelle da sublimare alla storia, al pari di quel 24 gennaio 1901 per il primo spettacolo nel vecchio Verdi, o del 17 ottobre 1903, giorno nel quale fu inaugurata la prima stagione lirica. Una data memorabile insomma, almeno quanto sospirato fu il compimento di quel progetto visionario che per imponenza e grandiosità sembrava voler correggere lo strappo perpetrato quasi mezzo secolo prima.
Non capita tutti i giorni di inaugurare un teatro, meno che mai uno progettato con caratteri di originalità, tra la connessione con il tessuto archeologico di San Pietro degli Schiavoni, inglobato nella costruzione, e un’architettura in netta discontinuità con la tradizione formale dei teatri. Per la giornata fu programmato un doppio spettacolo. Uno pomeridiano, preceduto dagli interventi dei rappresentanti istituzionali e condotto da Melba Ruffo, uno serale dedicato al grande compositore argentino Astor Piazzolla. Un programma breve e denso di pensiero quello del pomeriggio, iniziato alle 17.45. Il M° Salvatore Accardo, uno dei più acclamati e virtuosi violinisti al mondo, lo introdusse alla testa della sua Orchestra da camera d’Italia sulle note dell’Inno di Mameli, in un arrangiamento per soli archi vestito di nobiltà e raffinatezza. L’esecuzione fu il prologo di «Pierino e il lupo», la favola musicale che Sergei Prokofiev compose nel 1936 e che, nel giorno dell’inaugurazione, divenne una prova d’attore per Michele Placido. L’affiatamento con Accardo fu così grande da rendere la voce dell’interprete uno strumento in più in seno all’orchestra. Poi la sera con l’«Omaggio ad Astor Piazzolla» e l’atto ufficiale dell’apertura alla città, un levar del sipario con mille significati. «Un giorno da consegnare alla storia, da ricordare con figli e nipoti, ai quali entrando nel nuovo teatro si potrà dire: quella sera c’ero anche io». Le parole scandite con solennità da Melba Ruffo divennero il manifesto di una serata strappata alla legge della burocrazia. Il sindaco Giovanni Antonino, dopo aver ringraziato il Teatro Pubblico Pugliese nella persona di Carmelo Grassi e l’assessore Raffaele De Maria, collegò l’evento al programmato rimontaggio della Colonna Romana, due pagine iconiche di una città che incarnava il desiderio di riscatto del Sud attraverso la cultura e il recupero dei simboli. Uno spirito meridionalistico di rinnovamento che trovava eco nelle parole del prefetto, Giuseppe Amoroso: «Questo teatro, se non ci fossero stati impegni pregressi a Roma, avrebbe dovuto inaugurarlo il Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, ma che Brindisi sia importante lo dimostra il fatto che il Presidente riceverà al Quirinale una delegazione di studenti brindisini impegnati nel Progetto Musica». Fu il presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, a tagliare il nastro.
Poi scena allo spettacolo, all’opera di Prokofiev e a quella di Piazzolla, il grande artista argentino virtuoso del bandoneon e innovatore del tango, espressione musicale che, nelle sue mani, ha incontrato la musica classica e il jazz raggiungendo una nuova dimensione che da sempre incanta il pubblico. Lo stesso Piazzolla che non mancò di manifestare ad Accardo la propria stima scrivendo per lui anche quella «Milonga in re» che il pubblico del Nuovo Teatro Verdi ascoltò nel corso della serata. Con la sua direzione, Accardo esaltò le sfumature dei brani del genio argentino permeandoli di un lirismo classico di influenza brahmsiana, con arrangiamenti che il maestro realizzò assieme a Francesco Fiore, prima viola dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma. Come nel caso della suite «Recordando» o del celeberrimo «Adios Nonino» che misero in luce anche alcuni solisti come la violinista Laura Gorna e la pianista Laura Manzini. Il concerto diretto da Accardo fu poi inciso in sala di registrazione per una migliore qualità acustica e furono realizzate cinquemila copie di un cd grazie all’iniziativa della casa musicale Fonè e del Teatro Pubblico Pugliese, con il patrocinio del Comune di Brindisi. Il disco fu presentato il 5 aprile 2003 alla presenza dello stesso Accardo e ne fu fatto omaggio agli abbonati alla stagione 2002/2003 del Verdi.
Roberto Romeo (Agenda Brindisi – 11 novembre 2022)
ANNULLO FILATELICO SPECIALE PER L’EVENTO INAUGURALE DEL NUOVO TEATRO
In occasione dell’inaugurazione, Poste Italiane – per iniziativa del direttore della filiale di Brindisi, Francesco De Marco, in collaborazione con il Comune di Brindisi – realizzò un annullo filatelico con la produzione di quattro cartoline per celebrare lo storico evento: i francobolli riproducevano le immagini di quattro geni della musica come Giuseppe Verdi, Domenico Cimarosa, Vincenzo Bellini e Gaspare Spontini. Le cartoline riportavano l’acquerello del Teatro commissionato all’artista brindisino Pino Nardelli.