Autore: IN EVIDENZA L'angolo della cultura Rubriche

Tempietto di S. Giovani Al Sepolcro: piccoli equivoci senza importanza

Giorni fa, assieme a un gruppo di amici di «Porta d’Oriente», ho ri-visitato il nostro meraviglioso Tempietto di San Giovanni, fiore all’occhiello e vero umbilicus della nostra città. Prima di farlo, ho voluto rispolverare le mie conoscenze storico-artistiche consultando un paio di testi sull’argomento che ho in biblioteca e visionando alcuni siti locali riportanti  approfondimenti corredati da belle foto. Documentandomi ho certamente appreso molte informazioni utili ma, nel contempo, ho rilevato qualche inesattezza e parecchie incongruenze, dovute in parte alla scarsa attendibilità di chi redigeva le cronache in quegli anni a Brindisi (maggior indiziato Lupo Protospata, quello che fa morire Goffredo da Conversano nel 1001, quando poi si sono trovati documenti del 1004 con la firma del … defunto), in parte alla superficialità di coloro che preparano testi di divulgazione messi in rete a beneficio di amatori locali e turisti. Vediamo, in sintesi, le cose che non mi hanno convinto. 1) Su un sito ho letto che la Chiesa è stata eretta tra il 1112 e il 1128, considerato che in questa ultima data esisteva già, come attestato da un documento papale di quell’anno. In vero era presente nel 1126, anno in cui il Priore del Tempietto, Arnone, fu chiamato a dirimere una disputa tra le monache di S. Maria Veterana (Chiesa di S. Benedetto) e l’Arcivescovo Bailardo. 2) Molti studiosi affermano che il tempio fu fatto costruire da Boemondo d’Altavilla al ritorno dalla prima crociata (1096-1099). Può anche darsi, ma avrà senz’altro commissionato l’edificazione tramite fiduciario e con apposito atto scritto (di cui non c’è traccia), perché egli non tornò né a Brindisi né in Puglia. Prima se ne andò ad assaltare Melitene, dove fu sconfitto, fatto prigioniero e riscattato e liberato dal cugino Tancredi solo dopo tre anni di cattività, infine tornò a Roma per poi recarsi in Francia. 3) In un altro sito è scritto che il Tempio andò in rovina a causa del forte terremoto del 1761. Ciò è molto improbabile, visto che, come narrano le «Cronache dei Sindaci» quel terremoto fu poca cosa al contrario di quelli verificatisi negli anni 1667, 1694, 1729 e 1743, definiti «terribilissimi». Peraltro la «Guida di Brindisi» di Don Pasquale Camassa parla del terremoto «più dolorosamente memorabile» verificatosi nel dicembre del 1456. Allora, come la mettiamo? A proposito di Padre Camassa, leggendo la grande targa commemorativa posta all’interno del Tempietto, ho colto una piccola sbavatura. Alla fine del testo è scritto ANNO MCMLIII-XI AB EXCESSU EIUS. Ma Papa Pascalinu è deceduto nel 1941 e quindi l’anno in cui la comunità gli dedica la lapide è il XII dalla sua dipartita e non l’XI … Dettagli minimi, che magari avvalorano la tesi dell’«elogio dell’imperfezione», in ogni caso mai cambiando il senso e la  poesia della storia patria che ci circonda e che finisce per essere dentro di noi.                                                    

Gabriele D’Amelj Melodia (Rubrica CULTURA – Agenda Brindisi 27 maggio 2022)

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