Autore: IN EVIDENZA L'angolo della cultura Rubriche

Perplessi, confusi e infelici

C’è un tempo per gli apocalittici e integrati, ed uno per i fricchettoni e gli edonisti, uno per i confusi e felici, ed uno per i perplessi confusi e infelici di oggi. Il mondo cambia, e con esso mutano i costumi, gli abiti mentali e le paranoie di massa. Un tempo c’era l’uomo della tradizione, votato a valori patri considerati inalienabili. Circondato dalle solide colonne dell’educazione, del rispetto delle regole, della serietà e della sobrietà che reggevano il sacro tempio della famiglia, l’homo aequilibratus non era propriamente sapiens, ma poteva ispirarsi a saggi di riferimento. Oggi ci sono pochi «uomini di una volta» e pochissimi saggi, mentre è aumentato il numero di coloro che galleggiano e navigano alla deriva nel mare magnum della post modernità. Infine, per fortuna, ci sono i perplessi, coloro che dubitano e titubano non per teoria, come fanno i filosofi da salotto, ma per prassi.
Sono crollate molte certezze, sfumati parecchi miti, diventate pie varie illusioni. I Media, i social, i modelli di riferimento, l’apprendimento mordi e fuggi, l’esasperazione della svolta tecnologica, hanno finito per influenzare ogni aspetto della quotidianità. Tutto è diventato fluido, scontato, permesso, senza limiti, senza obiettivi strategici. Un vivere alla giornata, nel flusso di un’omologazione spaventosa che pur non spaventa perché non è percepita. Ci si veste in divisa, si parla lo stesso slang povero e anglicizzato, si celebrano liturgicamente gli stessi riti. Intanto, la pubblicità sui social e in televisione continua a propinarci il solito stupidario di … location comuni. L’andazzo idiota e banale non si ferma neppure di fronte alla tragedia. Col massacro ancora fresco di Kramatork, a «Di martedì» si è fatto finta di nulla, consentendo l’esibizione ai buffoni genovesi, mentre gli ospiti a gettone mostravano ipocritamente il consueto sorriso ebete di circostanza. Del resto, da un mese a questa parte, in tv si è toccato il fondo. Il vecchio tema della spettacolarizzazione del dolore ha raggiunto ormai livelli insopportabili di cinismo. Si continua a produrre un volume di informazioni e commenti che ha finito per stancare e deprimere lo spettatore, con un prevedibile effetto repulsivo che solo il fanatismo cieco dei Mentana di turno non rilevano. Sabbie mobili, vicoli ciechi, che rendono i soggetti più sprovveduti marionette manipolate, sudditi sempre meno critici e disposti alla ribellione. Ecco perché, vittime di un conformismo imposto dall’esterno, molti finiscono per eleggere analoghe forme di convenzionalità nella sfera pubblica e privata. Ci può salvare solo la sindrome, dolorosa ma purificante, dell’homo perplexus.
Viviamo un paradosso esistenziale: l’uomo di ieri, meno viziato e con maggiore autocontrollo, era più forte. Quello di oggi, malgrado le apparenze, è invece debole e frustrato, anche se viene trattato dal potere economico pubblicitario come se fosse un soggetto solido in grado di possedere la qualunque. Chi si accorge del bluff prende le distanze, rimanendo sempre più perplesso.
Gabriele D’Amelj Melodia

(Visited 117 times, 1 visits today)
WP Twitter Auto Publish Powered By : XYZScripts.com