Autore: IN EVIDENZA Rubriche Vista da Roma

Conflitto Ucraina-Russia: venti di guerra e scenari economici

Tornano a soffiare forti venti di guerra sull’Europa, come non avveniva da anni e come nessuno avrebbe mai pensato potesse accadere a ridosso di una pandemia globale che ha colpito così pesantemente le popolazioni e le economie di tutto il mondo. In una fase storica in cui qualsiasi evento – anche distante – causa conseguenze immediate a livello globale, un attacco in un territorio così vicino all’Italia non può che provocare effetti istantanei. In primis economici, con un impatto enorme sui mercati e sui consumi, con conseguenze dirette su tutta la filiera produttiva nazionale. L’escalation delle ultime ore, infatti, rischia di appesantire una situazione già incandescente riguardo i costi di molti beni primari e di consumo. Proprio in questi giorni in Puglia si sono moltiplicati i casi di blocchi da parte degli autotrasportatori contro il caro carburante. Dalle zone del barese e del tarantino, passando per il tavoliere, sono state numerose le manifestazioni. A questo si aggiungono gli effetti economici del conflitto tra Russia e Ucraina, in particolare, riguardo la Puglia, quelli relativi al frumento e ai cereali. La nostra regione rappresenta il principale produttore nazionale di grano duro, con 10 milioni di quintali prodotti e più di 350 mila ettari coltivati. In questo scenario, uno scontro tra Russia e Ucraina – primo e quarto venditore di grano al mondo, rischia di trasformarsi in una sciagura anche in termini economici, e questo anche per molte aziende dei nostri territori. Da una parte i costi elevatissimi per grano, mais e soia, con annesso aumento dei prezzi sugli scaffali e al ristorante (in primis per pizza, pasta e pane) e dall’altra il costo di energia e carburanti che rischia di bloccare il trasporto su gomma – che in Italia sposta l’80% delle merci totali – per parecchio tempo. Il risultato è un cortocircuito dalle conseguenze imprevedibili. La situazione non è per niente facile, dunque. Eppure, non è la prima volta per noi pugliesi, e in particolare noi brindisini, che si assista da vicino a un conflitto di grandi dimensioni. Sono ancora nitidi i ricordi di quando dalla nostra città salpavano mezzi a supporto delle operazioni nei Balcani. Ricordo ancora gli articoli in cui si ipotizzava, con terrore, che qualche missile avrebbe potuto sorvolare l’Adriatico e colpirci in pochi minuti. Storie e destini di una terra protesa nella storia. La nostra, d’altronde, è storicamente una regione di frontiera, distesa nel Mediterraneo ma con uno sguardo da sempre rivolto ad Oriente. Se per secoli questa sua peculiarità si è rivelata una fruttuosa qualità per i traffici commerciali e i grandi transiti, in altre fasi della storia la posizione strategica della nostra regione ha contribuito ad esporla particolarmente alle mutazioni geopolitiche, consegnandole il difficile ruolo di cortina di ferro, di terra di confine tra Paesi e culture differenti. Le notizie di queste ore, dunque, riaprono ricordi inquieti dei giorni del conflitto balcanico, quando nel corso degli anni Novanta, ci siamo ritrovati dirimpettai di una guerra cruenta e spietata, esplosa in fasi e condizioni diverse. La situazione attuale è evidentemente diversa ma non per questo meno preoccupante. Sembrava praticamente impossibile potersi ritrovare in una guerra in Europa in questo secolo. Così come ipotizzare che questa provocasse da subito conseguenze così forti a livello economico e sociale. Come se non venissimo da due anni di pandemia.

Andrea Lezzi (Rubrica BRINDISI VISTA DA ROMA – Agenda Brindisi 25 febbraio 2022)

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