Autore: IN EVIDENZA Rubriche Zona Franca

Zona Franca: porto ed economia

Non capire ciò che si ha – In questo momento Taranto gode del vento in poppa, vuoi perché è una bella città (violentata anch’essa come Brindisi), vuoi perché si è «imposta» la convinzione, per la questione ex Ilva, che meriti degli indennizzi non escludendo la capacità dei tarantini e della classe dirigente e politica. Il porto non è da meno, uscito da una dura crisi, quella legata al traffico dei containers che ora pare riprendere grazie al terminalista turco Yilport. Proprio per rafforzare tali speranze legate, Rfi – acronimo di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS) – in meno di un anno dalla pubblicazione del bando di gara ha assegnato i lavori per la realizzazione del fascio binari che collegheranno la piastra logistica del porto. Investimenti qualificanti all’interno di una strategia chiara di sviluppo portuale nelle merci.
A Brindisi invece, dove già esiste un collegamento ferroviario tra la rete nazionale e lo sporgente di Costa Morena est, cosa facciamo? Pensiamo forse di potenziarlo e sfruttarlo? No di certo, piuttosto di limitarne le potenzialità con un bel deposito di Gnl che Edison vuol costruire col beneplacito dell’Ente portuale. E’ una scelta poco accorta e non lo dico solo io e qualche altro «mentecatto», noi lo andiamo ripetendo da un bel po’. Ora pare che qualcuno tra gli operatori portuali abbia preso coscienza delle reali limitazioni future che subirebbe quell’area dal punto di vista mercantile e logistico. E’ quanto emerso durante l’incontro organizzato dal comitato civico Clic di Bozzano sul tema «Brindisi, quale futuro?» con le presenze di Riccardo Rossi, Antonio Macchia, Carmine Dipietrangelo, Franco Gentile e Teo Titi. Proprio quest’ultimo ha voluto sottolineare come siano da evitare gli «investimenti che sono fini a se stessi e che non lasciano ricchezza sul territorio: «Temo – dice Titi – che quello di Edison sia uno di questi e bisogna fare molta attenzione prima di compiere una scelta. Edison su quella banchina toglie un gran pezzo di porto al resto delle attività»; e per eliminare ogni alibi afferma: «Non si dica che Edison è necessario per acquisire lo status di porto core perché in realtà non è così. È nel sistema portuale dell’Adriatico meridionale che deve essere realizzato un deposito di Gnl, non per forza a Brindisi». Infatti per Bari è previsto, se mai sarà realizzato, un deposito galleggiante, frutto – come si legge nel Documento di Pianificazione Energetica ed Ambientale del Sistema Portuale del marzo 2020 – della necessità «di valutare una soluzione compatibile con i luoghi» e dopo attento esame «dal vaglio delle soluzioni possibili scaturisce una ipotesi progettuale innovativa, ossia l’utilizzo di un serbatoio di Gnl galleggiante» che fa emergere, guarda caso, l’«impossibilità di localizzare un deposito costiero di tipo tradizionale, installato a terra».
Le dichiarazioni di Titi, virgolettate, sono state prese (il classico copia-incolla) da un articolo (notato su Facebook) di Andrea Pezzuto che leggo spesso quando scrive di tematiche portuali ritenendolo attendibile quanto il sito ufficiale dell’Ente portuale e per certe «sfumature» anche più «disvelatore». Nello stesso articolo, Pezzuto si mostra sorpreso dalle dichiarazioni dell’autorevole imprenditore portuale, probabilmente perchè incrina un fronte che si era mostrato unito tanto da far rimanere «basito» lo stesso presidente Ugo Patroni Griffi per l’unanimità dei consensi mostrata dai convenuti alla presentazione del progetto Edison. Per inciso, a quella riunione le associazioni ambientaliste non furono invitate. E’ facilmente immaginabile che la medesima «sorpresa» ora aleggerà negli ambienti dell’ente e degli immediati «paraggi».
Porto e rete «core»
 – La risposta del ministro Giovannini all’interrogazione dell’onorevole D’Attis, per l’inserimento del porto di Brindisi nella rete principale core, ha brutalmente chiarito una volta per tutte una situazione che era fin troppo chiara e che agli addetti ai lavori (operatori e politici) non poteva essere sconosciuta se solo avessero seguito le riunioni che contano. In pratica, la Rete Core anche sulla Dorsale Adriatica può estendersi, al massimo, fino a ricomprendere il porto e l’aeroporto di Bari, non oltre.
Che si sapesse è un conto, ma nella realtà escludere Brindisi e tutto il Salento non è solo una delusione ma una decisione «contro natura», certamente evitabile ma non dall’oggi al domani. L’europarlamentare Mario Furore afferma «che l’inserimento di Brindisi nel Core è ostacolato dalla presenza di Bari che già fa parte del Core network» e che «tagliare fuori da questo il polo di Brindisi costituisce un grande errore logistico e sistemico». Cosa fare? Sembra ovvio che lasciarsi amministrare da chi non ha alcun reale interesse ad un nostro potenziamento, è semplicemente suicida e pensare che basti un convegno o giù di lì per riparare ad anni di madornali errori, sottovalutazioni e «altro» è una inammissibile «ingenuità».

Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi 24 settembre 2021)

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