Autore: Cultura IN EVIDENZA Spettacolo

Al «Barocco Festival» il genio dei Bach: una dinastia e una scuola

Per il «Festival Barocco Leonardo Leo» nuova tappa a Brindisi, sabato 28 agosto alle ore 21, nel chiostro del Palazzo Vescovile. In programma il concerto «I Bach. Una dinastia, una scuola» con l’«Accademia Hermans» che celebra la grande epopea dei Bach, famiglia che ha regalato capolavori alla musica per oltre due secoli, la più numerosa, prolifica e influente dinastia nella storia della musica. Ingresso con prenotazione e ticket – euro 3 – T. 347 060 4118. L’accesso e la fruizione del concerto saranno regolati in base alla vigente normativa in materia di contenimento del rischio Covid-19, in particolare riguardo all’uso della mascherina e al possesso del green pass. Nessuna dinastia musicale può lontanamente competere per arco cronologico, diffusione regionale, numero di eccellenze artistiche con la grande famiglia della Turingia. Occorre tuttavia sottolineare che il mitodella famiglia Bach è stato fondato e alimentato dalla famiglia stessa e definitivamente consacrato dal grande Johann Sebastian che, all’età di cinquant’anni, redasse la prima bozza di un documento intitolato «Origine della famiglia di musicisti Bach», ricostruzione di una genealogia capace di mostrare uno sviluppo continuo e progressivo di abilità musicali, di cariche istituzionali, di capacità di far fronte alle difficoltà della vita.

Il culmine è, naturalmente, la generazione del grande Bach e dei suoi numerosi figli. Dal capostipite Veit, un mugnaio fuggito dall’Ungheria a causa della sua fede luterana, abilissimo suonatore di cetra, è tutto un crescendo di figure musicali: chi diventa “Spielmann”, una sorta di giullare o intrattenitore musicale di corte, o “Stadtpfeifer”, musico municipale, chi si afferma come organista o strumentista, chi poi dirige qualche gruppo piccolo vocale o strumentale, fino a chi compone musica su ordinazione e vive di musica. In alcuni luoghi “musico” e “Bach” sembra fossero perfino sinonimi, al punto che più di una volta qualche musicista coevo si trovò a protestare contro l’impenetrabilità di quella che si manifestava come una vera e propria corporazione professionale-familiare: l’evoluzione storica dei Bach si alimentò di una sempre maggiore maestria compositiva. Johann Sebastian amava dire che i suoi figli erano tutti “musicinati”. Alcuni tra loro, tuttavia, andarono ben al di là di una generica eredità paterna e divennero figure di spicco nella loro epoca. Carl Philipp Emanuel, ad esempio, divenne prima clavicembalista alla corte di Federico il Grande a Berlino e poi Kantor ad Amburgo. Sorte del tutto diversa toccò invece a Wilhelm Friedemann, che tentò a più riprese di diventare “Kapellmeister”e fu invece costretto a impieghi mal retribuiti come organista, a dispute finanziarie e legali, a ristrettezze economiche. In parte compensò le sue sfortune con incarichi saltuari e con l’insegnamento, ma non trovò mai la stabilità economica che sognava e che forse gli avrebbe permesso di dedicarsi più sistematicamente e profondamente alla composizione. Johann Christoph Friedrich Bach ebbe invece una carriera più ricca e lineare. Assunto da giovane come clavicembalista alla corte di Bückeburg, divenne più tardi “Konzertmeister”, un misto di primo violino e direttore d’orchestra. In questo ruolo doveva procurare o comporre e poi preparare ed eseguire le musiche per due concerti alla settimana, almeno tra il 1764 e il 1776. Il concerto, con la letteratura per due traversieri e bc, prova a offrire un minimo saggio della grandezza e dell’imponenza di ciò che si può indicare come “fenomeno musicale Bach”: dinastia e scuola, vita dopo vita, interamente dedite all’arte sublime della musica. L’«Accademia Hermans», con Fabio Ciofini maestro concertatore, racconta in musica una vicenda corale, in cui vita e musica sono unite intimamente orbitando attorno alla figura centrale di Johann Sebastian, il genio superiore che toccò il cielo e l’anima degli uomini con la sua musica.

Servizio a cura di Roberto Romeo

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