Autore: Attualità IN EVIDENZA

Il Covid-19 e la Puglia: a colloquio con il professor Pier Luigi Lopalco

Incontriamo nuovamente il Professor Pier Luigi Lopalco, a un anno di distanza. All’epoca era il consulente di Michele Emiliano e noi tutti eravamo confinati in zona rossa. Oggi è l’assessore alla sanità pugliese e come anticipò nella scorsa intervista la primavera ci ha portato il vaccino. Eppure, siamo sempre in zona rossa.
La prima domanda, che pongo al politico: cosa non ha funzionato?
Il fatto di trovarsi in zona rossa (la prima volta per la nostra regione) è una conseguenza della aumentata circolazione del virus. E’ purtroppo la dinamica naturale della pandemia che fra marzo e aprile, esattamente come un anno fa, ha ripreso forza. La politica delle «zone a colori» ha questo effetto: le misure da zona rossa fanno diminuire la circolazione, quelle da zona arancione stabilizzano la curva epidemica, quelle da zona gialla purtroppo sono destinate ad incrementare la circolazione del virus. La zona gialla possiamo permettercela d’estate, non in inverno.
Lei è stato un prestigioso cervello in fuga, ha vissuto 10 anni a Stoccolma da responsabile del Centro Europeo dei Vaccini. Quanto paghiamo in Italia la carenza strutturale dei fondi destinati alla ricerca?
Non credo che l’Italia, anche con tanti ricercatori in più, avrebbe potuto risolvere da sola il problema dei vaccini. Per inventare un vaccino serve la ricerca, ma per produrlo servono investimenti che un paese da solo non potrebbe sostenere. Non è un caso che grosse aziende italiane produttrici di vaccini hanno progressivamente chiuso o sono state assorbite dalle poche multinazionali che producono questi farmaci. Il problema dei vaccini deve necessariamente essere affrontato a livello europeo. Per la sperimentazione dei vaccini anti Covid-19 il governo USA ha investito miliardi di dollari (due miliardi solo per AstraZeneca …). L’Italia non potrebbe mai affrontare quei livelli di investimento.

Cosa prevede il piano vaccinale? Quali sono i prossimi step e soprattutto riusciremo a raggiungere l’immunizzazione di massa?
Il piano vaccinale italiano è nella sua ratio estremamente semplice: priorità agli operatori sanitari e ospiti di RSA, per mettere in sicurezza i luoghi dove si sono sviluppati i focolai epidemici più gravi; quindi progressivamente vaccinare i gruppi a maggior rischio di malattia grave e morte, cioè anziani e portatori di patologie. Questa chiara definizione delle priorità è stata parzialmente modificata con l’arrivo sul mercato del vaccino AstraZeneca che, inizialmente, era stato raccomandato per categorie non prioritarie. Per questo motivo si è deciso di anticipare operatori scolastici, forze dell’ordine e altri lavoratori appartenenti a servizi essenziali, che sono stati vaccinati in una sorta di corsia parallela rispetto ad anziani e portatori di patologie. Ad oggi sono stati vaccinati operatori sanitari, ospiti di RSA e la maggior parte di operatori scolastici e forze dell’ordine. Entro il mese di marzo si concluderà un po’ in tutta Italia la vaccinazione degli ultraottantenni e ad aprile sarà la volta dei portatori di patologie. Sono abbastanza convinto che entro la fine dell’estate tutti i cittadini a rischio e quelli dai 50 anni in su saranno stati vaccinati.
Il vaccino AstraZeneca ha sollevato molte polemiche seppure dia effetti collaterali non gravi. A Lecce, dopo la somministrazione, una docente è stata colpita dalla sindrome di Guillain-Barré. Ci spiega cos’è?
E’ una rara sindrome solitamente scatenata, in soggetti predisposti, anche da banali infezioni. Anche una vaccinazione potrebbe attivare la risposta immunitaria abnorme che causa la sindrome. Può avvenire con qualsiasi vaccino. Purtroppo, intorno al vaccino AstraZeneca è stata fatta tanta disinformazione, che può certamente portare detrimento alla campagna vaccinale. E‘ importante ora una comunicazione corretta che ristabilisca la fiducia nella vaccinazione. Il vaccino AstraZeneca è efficace e sicuro quanto gli altri.

Quindi possiamo fidarci dei vaccini?
La cosiddetta esitazione vaccinale è un fenomeno diffuso da sempre e non certo legato alla vaccinazione contro il Covid-19. Interessa in varia misura una quota variabile della popolazione. Anzi, la forte emotività legata alla pandemia rende questa vaccinazione molto più accettata rispetto ad altre. Il problema, semmai, si porrà quando le ondate pandemiche passeranno e la paura del contagio svanirà. Allora, se sarà ancora necessario vaccinarsi come credo, l’accettazione del vaccino sarà certamente più difficile.
Lei ha accettato di mettersi in gioco e di contribuire alla lotta alla pandemia in un ruolo politico. Emblematica l’apertura agostana delle discoteche nonostante i suoi richiami alla prudenza. Nello stesso tempo Emiliano nella gestione delle scuole fa tesoro del suo parere. Ma la politica quanto condiziona le sue decisioni di scienziato?
Ad esser sincero, le aperture agostane sono state da me fermamente condivise: in agosto il virus nel Salento non circolava affatto. La maggior parte dei focolai che hanno poi portato alla riaccensione autunnale sono stati innescati da pugliesi di ritorno dalle vacanze in Spagna, Malta o Grecia. Lo dimostra il ceppo virale che nella ondata autunnale è stato quasi esclusivamente il ceppo spagnolo. Detto questo, il mio essere politico non prescinde mai dal perseguire scelte scientificamente valide. Del resto, la mia candidatura è stata sempre legata alla possibilità di rivestire il ruolo di assessore alla sanità, con un connotato dunque molto tecnico. Non mi sono certo candidato per fare l’assessore alla cultura, non ne sarei capace.
L’UniSalento ha inaugurato il corso di laurea in medicina e lei rappresenta il fiore all’occhiello dei docenti. Pensa che il suo ruolo pubblico sia conciliabile con la nomina?
Attenzione, nell’Università non esistono «nomine». Per diventare professore ordinario, io ho superato tre concorsi e sono tuttora in forze preso l’Università di Pisa. Per amore verso la mia terra ho chiesto la possibilità, alla mia Università e all’Università del Salento, di operare uno scambio contestuale: cioè di essere trasferito presso l’Università del Salento contestualmente ad un docente che da quella Università sarà trasferito a Pisa. Quando questo processo amministrativo sarà concluso, allora prenderò servizio nell’Università della mia città. Il mio ruolo di assessore, però, è incompatibile con il ruolo di professore universitario, sia a Pisa che a Lecce. Motivo per cui, da quando ho questo incarico, sono in aspettativa dall’Università.

Nel suo ruolo politico è soggetto a continui attacchi e bersagliato da critiche, «qualsiasi» decisione assuma. Da scienziato è costretto a confrontarsi con persone senza nessuna conoscenza medica. Ora, in chiusura, mi rivolgo all’uomo Pier Luigi Lopalco. Lo rifarebbe?
Già prima avevo, anche se in misura molto minore, un ruolo pubblico come «testimonial» delle vaccinazioni. I miei unici avversari, all’epoca, erano quattro fanatici no-vax. I loro attacchi e insulti in fondo mi divertivano. Ora è diverso, certamente, poiché gli attacchi sono continui e arrivano da vari fronti. La maggior parte sono strumentali. E c’era da aspettarselo. La battaglia politica non è mai stata una passeggiata, ma credo che negli ultimi anni abbia toccato livelli molto bassi a causa della debolezza delle idee e della sempre più bassa qualità della classe dirigente. Quello che invece mi tocca sono gli attacchi, fino all’insulto, dei cittadini comuni che vedono in me il simbolo della frustrazione rispetto ad una pandemia che ha causato tanti danni sanitari e sociali. Nessuno può fermare il virus, né un politico né uno scienziato. E le armi che abbiamo a disposizione sono spuntate. Io non posso fare altro che garantire un posto letto per chi si ammala e distribuire il più velocemente possibile i vaccini che ci consegnano. Non posso certamente impedire che la gente si infetti. Anzi, quando si chiede di star chiusi in casa e di uscire lo stretto necessario si viene tacciati di dittatura sanitaria. I conti sull’operato di ciascuno di noi si potranno fare a pandemia passata. Allora saranno i numeri a parlare. Fino ad allora farò il mio dovere. E non sono affatto pentito delle scelte compiute finora. Facendo lo scienziato da salotto televisivo sarei stato più comodo e certamente più ammirato. Ma facendo quello che sto facendo ho la speranza di poter cambiare in meglio la mia terra.
Intervista a cura di Valeria Giannone­­ (Agenda Brindisi – 26 marzo 2021)

IL PAGINONE CON L’INTERVISTA AL PROFESSOR LOPALCO PUBBLICATO SU AGENDA

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