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Zona Franca / La perdita di energie e gli esempi da seguire

La perdita di energie – Il sistema dei flussi migratori, in entrata e in uscita, regola il mondo, sposta le economie poichè contribuisce al progresso o all’impoverimento dei paesi interessati. Un fenomeno causato soprattutto dalla maggiore retribuzione delle abilità e competenze e in forte crescita, in particolare, nel nostro paese dove si è registrato un autentico boom di emigrati laureati che, secondo i dati AIRE, sono più che triplicati nel decennio 2006-2015. Ed è un dato inoppugnabile che l’emigrazione, quella più qualificata, danneggi il paese di partenza, che vede vanificati i propri investimenti sul «capitale umano»: lo Stato impegna risorse importanti per educare e formare i propri giovani che, poi, vanno a produrre ricchezza altrove.
Per quanto riguarda la provincia di Brindisi, il tema, anzi il problema, è stato affrontato dalla CGIL. Il suo segretario generale, Antonio Macchia, ha lanciato l’allarme su questo grave fenomeno – sinora inarrestabile – che rischia, se non si trovano e si prendono i giusti correttivi, di svuotare un territorio delle sue energie migliori. La perdita non è solo dei cosiddetti «cervelli» ma soprattutto di quelle personalità con maggiore spirito d’iniziativa, con maggiori ambizioni, disponibili a fare maggiori sacrifici per imporre le proprie capacità e professionalità. Questo non vuol dire che rimangono i peggiori ma di certo perdiamo una parte vitale della popolazione con buone potenzialità, quindi diventiamo più «poveri». Il problema si percepisce con maggiore intensità in un territorio particolarmente debole e con problematiche ataviche mai risolte e può compromettere seriamente ogni speranza e ambizione di miglioramento.
Al problema dell’emigrazione si deve sommare quello negativo relativo al «saldo naturale» tra le nascite e i decessi. Infatti, analizzando i dati ISTAT rilevati in anagrafe, prima e dopo l’ultimo censimento della popolazione e considerandoli nell’arco temporale di quasi due decenni, dal 2002 al 2019, i risultati sono altrettanto poco rassicuranti. Nel 2002 (1 gennaio-31 dicembre) i nati furono 3.796 mentre i decessi 3.321, con un saldo positivo di + 47. Dopo quasi due decenni, nel 2019, si sono registrate 2.433 nascite contro 4.069 decessi, facendo divenire negativo il saldo di 1.636 unità. Di tali problemi si discute da parecchio e in modo ricorrente quando assistiamo, per esempio, ai progressi della ricerca o della qualità nel campo della sanità in altri paesi, scoprendo che coloro che contribuiscono a queste «fortune» sono in buona parte ricercatori o medici italiani. Solo quando ci sbattono in faccia questa realtà ci rendiamo conto di ciò che perdiamo e dei danni causati dal nostro «sistema». Sarebbe già un buon risultato se la politica, sinora silente e immobile, mettesse in campo azioni mirate non dico per far ritornare in Italia i tanti «cervelli» persi ma almeno per fermarne la fuga. Vedremo se, al preoccupato allarme dato, seguirà qualche presa di coscienza da parte dei politici.

Esempi da seguire – Il periodo che viviamo dovrebbe farci riflettere sugli aspetti realmente importanti, ma pare una cosa affatto facile né tanto meno scontata. Molti comuni hanno preferito devolvere i soldi destinati alle luminarie natalizie alle famiglie bisognose. Qui a Brindisi, con un Comune in piena crisi economica, si è pensato di indire un bando per cercare «mecenati» che si accollassero le spese per gli addobbi natalizi. Una richiesta di «generosità» caduta nel vuoto: non ha risposto nessuno. La nostra città non dispone di imprenditori o aziende che abbiano la sensibilità di contribuire, in un momento di bisogno, a creare un minimo di atmosfera natalizia, non tanto per gli adulti quanto per i bambini. Evidentemente Brindisi non merita neanche questi piccoli gesti. Ovviamente non si vuole fare di ogni erba un fascio perchè vi sono imprenditori che hanno dimostrato generosità ampia e disinteressata nei confronti della città, ma sono mosche bianche e non è giusto bussare sempre alla loro porta.
Ma se si è attenti si possono cogliere altrove esempi positivi che con poco potrebbero offrire un certo clima natalizio, il minimo sindacale. A Nardò (foto) hanno deciso di illuminare le facciate delle chiese e dei palazzi con proiettori, utilizzando vari progetti grafici. Del resto alcuni proiettori sono già in possesso dell’Energeko (ora confluita nella Multiservizi) e con poche decine di euro si potrebbero creare e proiettare immagini natalizie su alcune facciate dei palazzi. Non credo che ci vogliano grandi risorse né mi permetto di indicare quali spese dirottare a tale scopo. A proposito, e il famoso «cervo»? Potrebbe essere riesumato, piazzando da qualche parte e spacciandolo per una renna.

Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi 11 dicembre 2020)

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