E’ stato un venerdì difficile negli ambienti confindustriali brindisini, a cominciare dal «terremoto» – come gli interessati lo hanno definito – provocato dall’abbandono di quattro aziende associate: dopo oltre 30 anni, Prefabbricati Pugliesi, Soave, Soavegel e Nicola Pantaleo SpA hanno lasciato «l’antica casa di Confindustria Brindisi per il mancato rispetto dei valori confederali». Si tratta di «aziende che nell’associazionismo hanno creduto da oltre trent’anni, comporta un totale sguarnimento di rappresentatività delle maggiori aziende di proprietà del territorio. Non multinazionali o grande industria, ma aziende familiari storiche che rappresentano il cuore dell’iniziativa di impresa del territorio, che muovono con slancio e dinamicamente l’economia brindisina occupando la popolazione locale, sostenendo attività sportive, culturali e artistiche, e progetti cittadini e che in più di un’occasione sono intervenute nel sociale. In tutto questo – recita la nota diffusa ieri – Confindustria Brindisi subisce in silenzio, passivamente e con la più totale inerzia la defezione delle sue primarie aziende, ben sapendo che manca di rappresentatività nei confronti delle stesse e delle altre che a breve formalizzeranno anche la loro cancellazione. Una Confindustria territoriale che ha a cuore il mantenimento di posizioni di privilegio e che solo a questi fini negli ultimi mesi ha compiuto in totale solitudine scelte strategiche che hanno portato ad una totale paralisi degli organi decisionali e rappresentativi dell’associazione, peraltro nel più grave periodo di emergenza vissuta. Auspichiamo che Confindustria Nazionale possa e voglia intervenire per fare chiarezza e rimettere ordine in una situazione ormai insostenibile. Solo allora sarà possibile ripensare e nuovamente valutare l’adesione ad un progetto comune di associazionismo finalizzato alla valorizzazione delle aziende del territorio».
La prevedibile e opportuna reazione del commissario Gabriele Menotti Lippolis è arrivata nel pomeriggio, con tutta una serie di puntualizzazioni. Ecco il testo integrale della nota dell’attuale massimo responsabile di Confindustria Brindisi, che parla di strategia denigratoria: «L’uscita da Confindustria Brindisi di quattro aziende (con un totale di circa 250 dipendenti) – per quanto spiacevole, ma rientrante nelle fisiologiche dinamiche della vita di un’organizzazione datoriale – non meriterebbe toni così catastrofici e di delirante egocentrismo, se non ci fosse un’evidente strategia denigratoria, con tentativo di delegittimazione (che sarà oggetto di valutazione nelle sedi opportune, con particolare riferimento al pretestuoso rilievo di «tradimento dei valori confederali») della nostra Associazione. A tal proposito, val la pena evidenziare che le suddette aziende, nonostante l’anzianità associativa, hanno dimostrato una disarmante ed inadeguata conoscenza della normativa del sistema confindustriale. Quanto sopra è dimostrato dai seguenti dati: da maggio 2020 a tutt’oggi hanno aderito a Confindustria Brindisi n. 15 imprese per un totale di circa n. 500 dipendenti. Inoltre, sono pervenute altre n. 6 domande di adesione, rispetto alle quali è in corso l’iter statutario per l’approvazione; la situazione patrimoniale e finanziaria di Confindustria Brindisi è solida e non desta alcuna preoccupazione; circa la rappresentatività, la nostra Associazione annovera oltre 350 aziende (piccole, medie e grandi), operanti nell’intero territorio provinciale, per un totale di più di 10 mila addetti e con un valore aggiunto complessivo delle rispettive produzioni stimato in 3,5 miliardi di euro.
I numeri ci danno ragione! Confindustria Brindisi, nel pieno rispetto delle regole confederali, continuerà a tutelare gli interessi legittimi di tutti gli associati, prescindendo dalla reazione isterica di chi probabilmente non ha visto realizzati obiettivi ed ambizioni personali. Va, altresì, evidenziato che la nostra Associazione per la qualità dei servizi offerti alle imprese (anche nella fase più critica del lockdown) è considerata tra la più efficienti e qualificate del Mezzogiorno, anche per unanime giudizio di imprenditori associati a diverse territoriali. La strategia associativa prevede l’impegno su temi rilevanti per il territorio, quali: la transizione energetica e la conseguente necessità di progetti, tali da ottimizzare le prevedibili risorse del Recovery Fund; il potenziamento delle infrastrutture del territorio, con riferimento soprattutto al porto, con nuove prospettive di mercato e di attività delle imprese portuali; una particolare attenzione allo sviluppo dell’industria del turismo, con l’attivazione anche di un distretto turistico provinciale. Altri temi sui quali continuerà l’azione associativa riguardano la lotta alle lentezze burocratiche, nuovi strumenti finanziari per le PMI e la formazione professionale. Di rilevanza strategica anche il recente protocollo d’intesa con l’Università del Salento, che mette – gratuitamente – a disposizione delle nostre piccole e medie imprese servizi di trasferimento tecnologico, digitalizzazione e industria 4.0, smart working e riorganizzazione aziendale».