Le «giacchette» di Pigi – Cominciamo spiegando questo titoletto: chi è Pigi? Forse la fatica di pronunciare un nome (pur breve) e ben due cognomi o un eccesso di pigrizia, ha indotto i baresi a «comprimere» Ugo Patroni Griffi in Pigi. Qualcuno a Brindisi aveva ipotizzato un Upigi, ma bisogna riconoscere che quello dei baresi funziona meglio. Di seguito useremo l’acronimo UPG. Le giacchette sono invece i ruoli che il nostro UPG ama cambiare interpretando, sui benedetti social, quello pubblico (presidente dell’AdSMAM) e quello privato, immaginando che l’uno non influisca sull’altro. La sua verve e il suo lato istrionico trovano la massima espressione sul profilo privato dove la libertà di espressione ha pochi freni, non viene risparmiato nulla nella convinzione di trovarsi in una camera stagna dove quello che scrive non incide sull’importante ruolo pubblico, in una netta separazione di ruoli, quello pubblico e quello privato.
UPG non ha una buona opinione degli ambientalisti, tutt’altro. Arriva – sempre nel profilo privato – a definirli in svariate maniere, mai in modo positivo. Si passa dalla definizione di «ecofascisti (di destra o di sinistra)» classificandoli (in un post intitolato Ritratto di un Paese) come «fenomeno ormai dilagante e studiatissimo, che irrazionalmente si oppone praticamente a tutto, infrastrutture e progresso in primis, una minoranza rumorosa, antidemocratica, spesso addirittura violenta, dall’altra la maggioranza (troppo) silenziosa degli italiani che confida nello sviluppo e nel progresso, e che specie al sud vede le infrastrutture (troppo a lungo negate) lo strumento per ridurre la forbice con il nord».
Ma UPG non s’accontenta di questa definizione. Durante un «cazzeggio», sempre su Facebook, il vice presidente del Consiglio comunale, Massimiliano Oggiano, chiedeva al presidente dell’Ente portuale se potesse installare una «doccetta» dove egli ama fare il bagno a mare. Antonio Elefante, consigliere comunale, lo ammoniva facendogli notare che se avesse fatto «un buco agli scogli i soliti noti ti denunceranno per strage ambientale» facendo seguire questo commento da tre faccine sghignazzanti. Pronta la risposta di UPG che scrive: «lo stavo pensando anche io … come si fa a taggare qualche naziambientalista brindisino?». Quindi siamo a due complimenti: «ecofascisti» e «naziambientalisti». Il nostro non si accontenta di definizioni «pesanti», ma tenta con ardimento lo sbeffeggiamento in rima per dare leggiadria al suo pensiero. E’ da leggere, a tale proposito, un poemetto dedicato all’uccello fratino (specie protetta) reo di aver bloccato dei lavori in Molise (pubblichiamo il poema nella versione digitale).
Dopo queste quisquilie arriva il salto di «qualità», l’«equiparazione» con la mafia, un accostamento che non trova giustificazioni di sorta né tanto meno può essere «addolcito» dall’uso del vezzeggiativo. In pratica, le associazioni ambientaliste vengono accusate di lanciare, in un loro comunicato, un «avvertimento mafiosetto».
Questi appellativi, usati da Ugo Patroni Griffi, hanno indiscutibilmente un unico significato a prescindere dalla «giacchetta» che s’indossa nel momento in cui si scrivono e – come egli ben sa – la giurisprudenza nel classificare le offese (qualora lo fossero) non distingue se vengono fatte sui social o sulla carta stampata o con altro mezzo. Poi, è ovvio, che le frittate si possono girare quanto lo permette l’abilità linguistica, ma al di là delle parole rimane ciò che si pensa di chi chiede il rispetto delle regole, delle norme, dell’ambiente, del creato … insomma di chi chiede il legittimo rispetto verso qualcosa di altrettanto legittimo. Costoro vengono considerati un intralcio, c’è una idiosincrasia di fondo. Viene solo da chiedersi se la politica che assegna talune poltrone la pensa allo stesso modo.
«Matrimonio» fallito – A parte ciò, vi sono due motivi molto seri per cui è necessario affrontare la questione porto subito e con risolutezza. E se la politica locale volesse dare un segno della propria esistenza, questa potrebbe essere l’occasione buona. La prima è che la riforma portuale ha mostrato tutti i limiti e le inadeguatezze. La «politica» locale si divise tra chi voleva unirsi con Bari o con Taranto, escludendo (tranne pochissimi) di valutare una terza via, quella di dare vita ad un’autorità portuale del Salento. Prevalse Bari che aveva molti interessi per questo «matrimonio». Le unioni d’interesse sono fallimentari in partenza, così è stato. Ora è bene porvi fine quanto prima e se alla politica locale resta un briciolo di raziocinio si adoperi per lo scorporo. In attesa che a qualcuno si accenda la «lampadina», si deve considerare almeno un turnover, nel senso pieno del termine, della presidenza. L’attuale mandato scade ad aprile 2021 e sarebbe il caso che il prossimo presidente fosse indicato dalla collettività brindisina. Altrimenti non è unione ma sudditanza!
Giorgio Sciarra
Uccello Fratino POESIA di UPG
Aperta la caccia all’uccello fratino / Piviere mignon che ha fatto un casino / Mi sorge il sospetto, non sono sicuro / Che questo fratino sia uccello padulo
Se fanno a Venezia lo scempio del Mose / Mai un intoppo, son fiori e son rose / Non pesci sirena con coda e le tette / Ma tutto va liscio, mollando mazzette
Se fanno a Milano l’Expo d’a munnezz / Nascosta con teli (ci han messo ‘na pezz) / Nessun coso raro fa chiuder la fiera / Persino i ladri, solo dopo in galera
Ma si blocca il raddoppio, un mare di danni / Della Termoli-Lesina, atteso da anni / Se lungo quel tratto della ferrovia / Sì oppone il fratino: quest’è casa mia!
Mi sorge il sospetto, non sono sicuro / Che questo fratino sia uccello padulo / Aperta la caccia al pennuto fratino / Piviere mignon che ha fatto un casino.